Degustazioni Annata 1999
Annata di difficile gestione, dall’inverno freddo, ma senza gelate, seguito da una primavera che ha alternato periodi caldi a temporali e da un’estate soleggiata. Alla vista si presenta di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, mentre al naso si rivela complesso con , in apertura, una nota di fiori bianchi, seguita da sentori di albicocche, frutta esotica, ananas e pera e a una sensazione agrumata apportata dallo Chardonnay, i quali evolvono verso sentori mielati. In bocca appare caldo, rotondo, potente e generoso, con il pinot nero che , oltre a presentarsi in quest’annata fruttato e leggero, offre al vino un’ottimale ossatura. Lungo il finale che evidenzia gradevoli note di noce e mandorla. Degustazione annata 1999 è ok.
Il Valpolicella Sartori superiore 2006
Dietro una dimensione fortemente internazionale si cela la storia centenaria di una delle famiglie storiche della Valpolicella. Il classico Valpolicella Sartori superiore 2006 è una buona espressione al naso di un frutto ancora fresco, di marasca, lampone, ribes in particolare. Sottile la sfumatura di pepe e salvia. Per l’uvaggio la scelta è quella canonica a base corvina veronese (50%), rondinella (40%), e molinara (10%) mentre l’affinamento è un assemblaggio di cemento, acciaio e grandi botti di rovere per 6-8 mesi. Fresco l’incedere del palato e sapido il finale. L’agnello allo spiedo ci starebbe proprio bene in questo Valpolicella Sartori superiore 2006.
Sagrantino di Montefalco
Abito rubino di splendida fattezza. Trama olfattiva succosa di piccoli frutti di bosco, violetta, resina e bergamotto, incenso, sandalo e tabacco da pipa, il tutto condito da note di macchia mediterranea Di splendida tessitura tannica, questo Sagrantino di Montefalco travolge il palato con ricche emozioni balsamiche, dipingendo di mille sfumature l’interminabile persistenza. 2 anni tra botte e tonneau. Stracotto di cinghiale al mirto.
La strada del vino
Uno dei migliori produttori del territorio
La diversità, il punto di forza del vini italiano.
Per conquistare il consumatore è indispensabile cambiare strategia: bisogna esportare cultura, far conoscere storia e tradizioni in modo da creare interesse e generare aspettative, che verranno soddisfatte esportando il vino.